Pietro Zorutti (Pieri Çorut) (Lonzano del Collio, 27 dicembre 1792 – Udine, 23 febbraio 1867) è stato un poeta italiano.
La sua fama è dovuta soprattutto alla pubblicazione ogni anno dal 1821 al 1867 degli almanacchi lunari (Strolics, in friulano) dove riportava le sue composizioni poetiche in lingua friulana, di solito di soggetto naturalistico od ironico.
La sua poesia più famosa rimane Plovisine, scritta nel 1831; Zorutti è sempre stato considerato come il miglior raffiguratore letterario della vita della gente friulana e per questo è uno dei poeti friulani più conosciuti ed imitati; i suoi componimenti partivano da un'ambientazione pre-romantica, perché Zorutti era affascinato dai poeti del romanticismo e questo gli valse da un lato l'elogio di letterati come Tommaseo e Carducci, dall'altro l'aspra critica degli esponenti della nuova poesia friulana del secondo dopoguerra, fra cui Pier Paolo Pasolini che lo considerava uno scrittore vecchio ed incapace di un proprio carattere poetico; un'altra critica che gli è stata rivolta è stata quella di aver sempre considerato il friulano una lingua di basso livello, buona solo per piccole cose. Fu anche criticato da Ugo Pellis per aver dedicato un'opera "Il bon pari", all'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe, che in quell'epoca, subito dopo la fine della Grande Guerra, era considerato dai nazionalisti italiani una persona da cancellare dalla storia del Friuli.
Il suo merito più grande è probabilmente quello di aver tolto dai campi la lingua usata da Ermes di Colloredo e di aver fatto diventare la lingua friulana più letteraria.